consigli per comprendere il pianto del neonato

Il pianto del neonato può avere molti significati: scopri come gestirlo in maniera efficace.

Di fronte al pianto del neonato spesso i genitori si trovano in difficoltà, capita anche a te?

Saper interpretare in maniera corretta il pianto del neonato non è semplice.  Ogni genitore si chiede: cosa vorrà comunicare dietro quel pianto disperato e continuo? Sarà affamato, avrà sonno?

Subito dopo la nascita, il neonato impara automaticamente ad utilizzare il pianto per soddisfare le sue esigenze fisiologiche. Solo dopo qualche settimana il pianto inizia ad assumere un significato sociale, comunicando bisogni specifici.

Per i genitori alle prime armi può essere difficile cercare di capire come intervenire in maniera adeguata, per cui cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Innanzitutto si è stimato che nelle prime settimane i bambini piangono almeno due ore al giorno, quindi non sentitevi in colpa se il vostro bambino urla di continuo.

Tipologie di pianto del neonato e come intervenire

La principale funzione del pianto del neonato è quella di garantirsi la vicinanza della mamma, la quale dovrebbe intervenire prontamente per accudire il neonato, creando così le basi per quel legame speciale madre-figlio.

Con il tempo imparerai a distinguere i diversi tipi di pianto del neonato, rispondendo allo specifico bisogno del momento. Basta solo un po’ di allenamento!

Il pianto di fame, ad esempio, è quello più comune e si caratterizza per un’intensità crescente associata ad un’espressione di sconforto. Il neonato inizia a piangere quando lo allontani dal seno o dal biberon o quando si avvicina l’ora della poppata.

Il pianto di dolore invece dura più lungo ed è accompagnato dal forte rossore del viso.

Alcune mamme, prese dall’ansia, anziché aspettare per intuire cosa realmente voglia il bambino, sono portate ad offrire subito il latte con lo scopo di farlo calmare.

Spesso quest’operazione si rivela fallimentare perché il bambino da lì a poco tornerà a piangere ancora più esasperato, provocando nei genitori tensione e frustrazione.

Inoltre c’è il rischio che sin da piccolo il bambino impari a considerare il cibo una forma di consolazione, mantenendo questo comportamento nel tempo.

Molte volte basta la semplice presenza per far tranquillizzare il neonato. La situazione tipica è il pianto del neonato in piena notte: non è detto che abbia sempre fame, forse si sta solo accertando che la mamma ci sia ancora per lui. Avvicinati e coccolalo un po’, magari si calmerà.

Lasciare che un bambino pianga disperatamente nella propria culla per paura di viziarlo è altamente controproducente.

Questo in realtà è soltanto uno dei tanti miti che circolano da tempo: anche se di lì a poco il bambino cesserà di piangere per stanchezza, è pur vero che inizierà a crescere con l’idea di non essere ascoltato e di non poter contare sul supporto dei propri genitori.

Per cui, care mamme, armatevi di tanta pazienza e vedrete che presto riuscirete a dare un senso al pianto del neonato e a sintonizzarvi con lui..

Se siete curiose di sapere qualcosa in più sul pianto del neonato, questi testi fanno per voi:

    

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