Tumore al seno: lo stress compromette la guarigione

Una recente ricerca condotta dall’Istituto Superiore di Sanità ha dimostrato in che modo lo stress potrebbe contribuire alla progressione del tumore al seno.

 

Il tumore al seno rappresenta ad oggi una delle forme tumorali più diffuse tra le donne, al secondo posto come causa di morte. Questo rende sempre più evidente la necessità di continuare ad investire nella ricerca dei vari fattori di rischio, non solo nella fase di prevenzione, ma anche nel corso della malattia stessa.

Lo studio è stato portato avanti dall‘Istituto Tumori Regina Elena di Roma e l’Istituto Europeo di Oncologia, con il finanziamento del Ministero della Salute e della Fondazione Veronesi.

Alla ricerca hanno preso parte 80 donne operate di tumore al seno e successivamente sottoposte a cicli di chemioterapia, in alcuni casi seguiti da terapia antiormonale adiuvante.

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L’obiettivo alla base della ricerca era quello di individuare il meccanismo responsabile del ciclo di auto-potenziamento del tumore stesso, che potrebbe favorire una progressione della malattia a causa della depressione indotta dallo stress prolungato.

Sappiamo come lo stress cronico sia responsabile di una maggiore produzione degli ormoni dello stress, compromettendo il sistema immunitario e favorendo la comparsa di una sintomatologia depressiva.

Dover gestire la notizia di una malattia a prognosi incerta, lo sconvolgimento della progettualità e la paura di morire mettono a dura prova l’equilibrio psichico di ogni paziente.

Tutto questo favorisce una maggiore vulnerabilità allo stress accompagnata, a livello fisiologico, da una riduzione della produzione dei BDNF, responsabili della plasticità neuronale, favorendo dunque lo sviluppo di sintomi a carattere depressivo.

Anche nel campione studiato, pur in assenza di evidenti problematiche ansiose o depressive, si è potuta constatare un’alterazione dei valori di Bdnf e cortisolo.

La ricerca è ancora in una fase preliminare, saranno necessari ulteriori controlli a distanza, ma i primi risultati possono sicuramente fornire un quadro sulla direzione da intraprendere.

Nel caso in cui venisse stabilita un’effettiva correlazione tra tutti questi fattori, si potrebbe impostare un programma di prevenzione ad ampio raggio, riconoscendo l’importanza di un adeguato supporto psicologico e farmacologico che possa accompagnare il paziente malato di cancro lungo tutto il suo percorso di guarigione.

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