Spiegare il terrorismo ai bambini con le giuste parole

Spiegare il terrorismo ai bambini: le parole per farlo, tra la paura e l’imbarazzo di ferire la loro innocenza.

Spiegare il terrorismo ai bambini è qualcosa che nessun genitore vorrebbe fare. Chi avrebbe mai pensato di dover parlare di Isis, di fanatismo religioso, di attacchi terroristici e morti innocenti? Eppure la storia dell’uomo sembra riproporre periodicamente gli stessi errori e la guerra è sempre dietro l’angolo.

Come si può parlare di terrorismo ai bambini, quali sono le parole giuste per farlo? È meglio aspettare che siano loro a chiedercelo o è meglio affrontare il discorso prima che costruiscano un’idea distorta di quanto sta accadendo? Sono tanti i dubbi che i genitori si ritrovano ad affrontare in questo periodo.

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Spiegare il terrorismo ai bambini fino a 10 anni

Non si può parlare di terrorismo e di morte ad un bambino di 5 anni dando le stesse informazioni che daremmo ad uno di 9. Ad ogni età i bambini sono pronti per accogliere ed elaborare solo determinate informazioni, dare troppi contenuti potrebbe piuttosto fuorviare e spaventare inutilmente il bambino.

  • Fino a 5 anni: i bambini avranno sicuramente modo di guardare la tv, ma non hanno ancora la capacità di comprendere che quello che osservano sta succedendo altrove, in un posto lontano. Per questo motivo andrebbero tranquillizzati, spiegando loro che sono al sicuro e che a loro e alla sua famiglia non accadrà mai nulla. La scelta migliore sarebbe quella di esporre il bambino il meno possibile alle scene traumatiche e alle immagini violente.
  • Dai 6 ai 10 anni: i bambini a quest’età fanno molto domande ed è del tutto lecito rispondere alle loro curiosità. Tuttavia non dimentichiamo che sono ancora piccoli e che bisogna dosare la verità. Può essere utile parlare di terrorismo spiegando che esistono persone buone e persone cattive, ma sottolineando che i terroristi restano comunque una minoranza. Attenzione all’associazione classica musulmano-terrorista, binomio che potrebbe inculcare nel bambino l’idea che tutti i musulmani sono cattivi e vanno tenuti alla larga. Atteggiamento da evitare in una società come la nostra, dove oramai anche nelle scuole si trovano bambini di religione differente.

Spiegare il terrorismo agli adolescenti

  • In adolescenza: durante il periodo adolescenziale, la spinta alla trasgressione si traduce anche nella sfida al pensiero degli adulti. Gli adolescenti non si accontentano delle spiegazioni dei genitori, vanno alla ricerca di una loro verità. Questo può essere un modo per invogliarli a conoscere dinamiche più grandi di loro, cercando sempre di contenere pensieri estremisti, spesso molto diffusi a quest’età.

Il terrorismo spiegato ai bambini tra parole, fiabe e disegni

In ogni caso, parlarne apertamente in famiglia è fondamentale: nascondere o far finta di niente potrebbe essere una strategia fallimentare a lungo termine. I bambini captano informazioni dalla televisione, dagli insegnanti e dagli amichetti e scopriranno prima o poi quanto sta accadendo. Dialogarne tutti insieme, con i giusti termini, eviterà che possano costruire versioni fantasiose della storia, alimentando solo paure e timori.

Con i più piccoli si possono fare riferimenti a personaggi cattivi delle favole che vengono poi sconfitti dall’eroe buono. Si possono fare dei disegni tutti insieme per esorcizzare la paura, magari chiedendo apertamente loro di raffigurare il “mostro” che li spaventa così tanto. Il bambino così impara che della paura si può parlare, che i sentimenti brutti possono essere condivisi e che tutto si risolve.

Ai genitori, ma anche agli insegnanti, consiglio questa lettura “Parlare di Isis ai bambini“, dove tra gli autori c’è anche il collega Alberto Pellai, grande conoscitore della sfera emotiva ed affettiva di bambini e ragazzi.

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