smettere di allattare

Allattare al seno è uno dei momenti di cura fondamentali tra mamma e bambino. Eppure allattare in maniera naturale per molte mamme sta diventando un problema. Come mai? Proviamo a capire quali sono le principali difficoltà che si incontrano in questo momento così delicato.

Perché le mamme smettono di allattare al seno?

In Italia molte mamme smettono precocemente di allattare al seno per passare all’allattamento artificiale. I dati sono stati raccolti da un recente report del Ministero della Salute.

Secondo questo documento, alla base vi sarebbe lo scarso sostegno da parte delle strutture sanitarie. La mancanza di informazioni adeguate e di percorsi che aiutino concretamente le neo-mamme ad allattare contribuisce ad abbandonare dopo i primi tentativi.

Quando allattare diventa stressante

Può capitare che le mamme siano confuse rispetto all’alimentazione e ai cibi da evitare in allattamento, come allattare (posizioni corrette, quantità del latte, numero delle poppate).

Tutto questo ha un suo peso e può rivelarsi frustrante, come suggerito anche dall’esperta di allattamento Paola Negri nel suo libro “Allattamento. Guida pratica per iniziare bene e continuare meglio“.

Spesso le mamme non si sentono all’altezza, temono di non avere abbastanza latte, hanno poca pazienza nello stimolarne la produzione. Dopo la gravidanza, la stanchezza e lo stress potrebbero giocare a sfavore, soprattutto se la mamma non si sente sostenuta dal partner.
In un secondo tempo entrano in gioco anche fattori esterni, come una politica del lavoro che sembra agevolare poco le neo-mamme, le quali spesso per rientrare in ufficio sono portate a passare all’allattamento artificiale prima del previsto.

Perché è così importante allattare in maniera naturale?

L’allattamento al seno andrebbe prolungato il più possibile. Sono molti i benefici dell’allattamento per la mamma e per il neonato, sia dal punto di vista fisiologico che psicologico. Primo fra tutti la possibilità di iniziare a costruire giorno dopo giorno la relazione madre-bambino.

A meno che non vi siano condizioni particolari che hanno impedito la suzione per qualche giorno, come una malattia del bambino o della mamma, ogni donna è in grado di produrne la quantità necessaria.

Anche in questi casi comunque, non appena il neonato riprende ad attaccarsi al seno in maniera regolare, nell’arco di qualche giorno tutto torna alla normalità.

Ciò vuol dire che quello che influisce è la nostra serenità. Allattare al seno è un’attività dai forti risvolti psicologici. Se non siamo tranquille noi, il corpo si adegua e il neonato percepisce la tensione.

Rispettare chi sceglie di non allattare al seno

Detto questo, credo che un aspetto sia fondamentale e non debba essere trascurato: ogni mamma va rispettata nelle sue scelte e nei suoi bisogni.

Non si è “meno mamma” se si ricorre al latte artificiale e nessuno ha il diritto di interferire in una scelta che è del tutto personale. In questo spesso è completamente assente il sostegno della famiglia e delle persone più strette.

Quando si parla con qualcuno, una delle prime domande che viene rivolta riguarda proprio l’allattamento, come se questa pratica potesse definitivamente far acquisire lo status di mamma dell’anno.

Oggi i ritmi sono cambiati, spesso i figli arrivano dopo anni di studio e di sacrifici sul lavoro e non sempre si ha la possibilità di poter vivere la maternità a casa con tutta la calma del mondo.

È proprio in quel frangente di forte stress che il nostro corpo, stremato, inizia a perdere i colpi e si presentano i primi problemi con l’allattamento.

Si diventa nervose, il pediatra ci dice che il bimbo non cresce, qualche vicina di casa ci rimprovera di non avere il “latte buono”. Tutto questo ci fa crollare.

Il classico esempio è quello delle libere professioniste, che spesso rientrano a lavoro dopo poche settimane dal parto, temendo di perdere clienti e consegne importanti.

Bisogna lottare tra il desiderio di vivere il puerperio tra le calde pareti domestiche e la frenesia di essere comunque al top sul lavoro. Come si può, in questi frangenti, avere la serenità di continuare ad allattare al seno, districandosi fra tiralatte, nido e scadenze?

Possiamo concedere che una mamma possa avere la serenità di fare un compromesso? Possiamo ritenerla ugualmente amorevole anche se a malincuore è costretta a passare al latte artificiale?

Io credo di sì, questo è uno sforzo che va riconosciuto ad ogni donna e i primi ad offrire sostegno dovrebbero essere proprio i familiari.

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